Yogurt bio Barikamà

Foto di Alessandra fratoni_12b

La tradizionale lavorazione del latte maliana incontra le procedure di fermentazione nostrane. Il risultato è un alimento fresco e gustoso, dal sapore etico e attento all’ambiente. Parliamo dello yogurt biologico della cooperativa Barikamà (in lingua bambarà “resistente”), che ha dato avvio a un’esperienza di micro-reddito originale. A fondarla, sono stati due ex braccianti di Rosarno, il maliano Suleman Diara e lo zambiano Sidiki Kone, che nel 2010 hanno preso parte alle proteste contro le condizioni di lavoro disumane subite dai migranti nella piana di Gioia Tauro. Un anno dopo, insieme hanno cominciato a produrre yogurt artigianale, confezionato col sistema del vuoto a rendere, per consentire il riutilizzo dei resi in vetro e ridurre la produzione di rifiuti e dei consumi energetici.

Foto di Alessandra Frantoni

 «Scaldiamo il latte vaccino, portandolo a 90°. Una volta a temperatura ambiente, aggiungiamo i fermenti, escludendo l’uso di addensanti, conservanti, dolcificanti o coloranti» spiega a Nuova Ecologia il presidente della cooperativa Suleman Diara, 29 anni, sbarcato a Ragusa nel 2008 dopo aver navigato giorni su un’imbarcazione partita dalla Libia. Consegnato a domicilio in bicicletta, il prodotto viene distribuito nei mercatini bio del territorio: dal “Terra Terra” del c.s.o.a. Forte Prenestino e di Casal Bertone, al “MercaTorre” del Csa La Torre, fino a quelli della Città dell’Utopia e del Parco di Aguzzano. E dallo scorso anno, pure dalla rete dei Gruppi di aquisto solidali di Roma e Lazio.

L’idea è nata nella cucina del centro sociale Ex Snia, che ha offerto loro ospitalità dopo un viaggio travagliato che da Rosarno li ha condotti alla stazione Termini di Roma, dove per settimane hanno vissuto senza soldi né documenti. Lo scorso anno, Barikamà ha vinto un bando della Regione Lazio, ottenendo un finanziamento di 20 mila euro per comprare carrelli, frigo, bici e uno scooter elettrico per le consegne.«Per non perderli, abbiamo dovuto anticipare i soldi della strumentazione, che ci saranno rimomborsati a fine anno – sottolinea Diara – Non ce l’avremmo mai fatta senza la solidarietà dei Gas romani. Hanno preordinato i nostri prodotti, assicurandoci liquidità. Vogliamo continuare a crescere, per dare un’opportunità ad altri migranti sfruttati di uscire dalle maglie del caporalato e trovare finalmente un lavoro dignitoso».

 www.barikama.altervista.org

 

 

 

 

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