Xylella, le associazioni bio contro gli abbattimenti

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Agricoltura biologica e biodinamica per contrastare la xylella. È quanto indicano FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente, in un comunicato congiunto, chiedendo scelte politiche chiare orientate verso tecniche agronomiche idonee ai territori e in grado di garantire prodotti di qualità tutelando ambiente e biodiversità. È la risposta delle associazioni alla sentenza del 9 giugno della Corte Ue che dà il via agli abbattimenti di ulivi in Puglia. “Faremo di tutto per proteggere il patrimonio paesaggistico della nostra Regione e per questo seguiremo e sosterremo la ricerca scientifica e in particolare i protocolli sperimentali più promettenti volti a garantire una maggiore resistenza delle piante di olivo alla batteriosi”, la risposta alla lettura della sentenza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Una promessa accolta con favore dalle associazioni ambientaliste e per l’agricoltura, che nell’immediato chiedono un programma di ricerca sul campo delle soluzioni alternative all’estirpazione delle piante di olivo o ospiti dell’insetto vettore infette dalla Xylella fastidiosa, verificando l’efficacia dei diversi metodi di contenimento dell’infezione. «Non proponiamo – spiega Beppe Croce, responsabile agricoltura Legambiente – e non ci sono soluzioni miracoliste all’arresto della Xylella, tuttavia è stato ormai dimostrato che il virus ha colpito i terreni più sfruttati e quindi con minore biodiversità. Uno degli obiettivi è di incrementare la ricerca sul biologo per restituire maggior resilienza alle piante».

Nel medio e lungo termine la ricerca di una soluzione, scrivono FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente, sta nel non alterare o ripristinare gli equilibri naturali come dettano i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica. La conservazione della biodiversità ambientale e del suolo per aumentare la resilienza degli agroecosistemi dovrebbe essere la linea guida prioritaria di ogni intervento in agricoltura. È indispensabile per questo incentivare e favorire tutte quelle azioni e tecniche agronomiche preventive e curative che non adottano o riducono drasticamente l’uso di insetticidi o fungicidi. Deve essere inoltre esclusa l’autorizzazione straordinaria di pesticidi chimici vietati da tempo per la loro nocività e che sono stati utilizzati in modo spregiudicato nella gestione dell’emergenza Xylella con un conseguente pericolo per la salute pubblica.

«La strada da seguire e da sperimentare – aggiunge Beppe Croce – è quella di non limitarsi al radicamento e alla disintegrazione delle piante con pesticidi che danneggiano ulteriormente la microfauna e la diversità biologica. Alcuni cultivar, ad esempio il Leccino, sono più resistenti degli altri e cambiano da Sud a Nord, le soluzioni vanno ricercate nelle nuove tecniche». Per le piante di particolare pregio storico o monumentale sarebbe opportuno prevedere preventivamente il loro isolamento con reti anti-insetto, anche come misura alternativa all’abbattimento, monitorando attentamente la diffusione dell’infezione. Le tre associazioni chiedono di poter riaprire il confronto sulla base di queste proposte, ampiamente sostenute anche dai molti comitati di agricoltori e cittadini del Salento, “affinché – dicono – si possa in prospettiva concretamente lavorare per la creazione di un biodistretto nei territori interessati dalla Xylella”.

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