giovedì 28 Marzo 2024

Trump sfida i Sioux

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L’avevamo raccontata come una vittoria. Quella dei sioux che per mesi avevano tentato di bloccare i cantieri dell’oleodotto Dakota access pipeline. Grazie allo stop di Obama alla fine c’erano riusciti. Ma il neopresidente Donald Trump, a pochi giorni dal suo insediamento, fa un passo indietro: il 24 gennaio con un ordine esecutivo sblocca il lavori dell’oleodotto Dakota Access.

Il Dakota access pipeline è un progetto che costerà alle casse degli Stati Uniti 3,8 miliardi di dollari e rischia fortemente di inquinare le acque potabili e distruggere le terre sacre abitate dai nativi. Accanto allo sblocco del Dakota access pipeline, Trump, con un altro ordine esecutivo, ha dato il via ai lavori per la nuova parte settentrionale dell’oleodotto Keystone XL. La parte meridionale (anche detta “gamba”) dell’oleodotto che arriva fino alla costa del golfo del Messico è già operativa, così come una prima versione di quella settentrionale che parte dal Canada ma che, attraversando numerosi stati del midwest, risulta poco efficiente dal punto di vista logistico. La nuova versione settentrionale dell’oleodotto  denominato Keystone XL sarebbe più breve e rettilinea. Per gli ambientalisti si tratterebbe di n’ulteriore arma a disposizione del riscaldamento globale perché la sua attività aumenterebbe il totale delle emissioni di CO2 prodotte da Canada e Stati Uniti.

«Negli Stati Uniti sta avvenendo una “rivoluzione energetica” – afferma, in maniera paradossale, il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer –  le decisioni di Trump creeranno decine di migliaia di posti di lavoro, mantenendo l’ambiente come priorità».

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