Vivevano in terreni contaminati da diossina per valori 25 volte superiori alla media. Eppure i cittadini di Landriano e Carpiano, due piccoli comuni tra Milano e Pavia, non ne sapevano nulla. E nessuno li aveva avvisati sui rischi di coltivare i terreni, nonostante sia del 2007 il primo rapporto dell’agenzia di ricerca europea di Ispra con i dati sugli inquinanti presenti nel territorio (consultabile al link ow.ly/4mTdfC). «Quattro anni dopo – racconta Anita Sofia, portavoce del comitato Cittadini per il territorio – un secondo report commissionato dalla Regione Lombardia (al link ow.ly/4mTdnk) segnalava valori dei metalli pesanti nei terreni che superano di cinque volte quelli previsti per legge, per non parlare di quelli di diossina. Ai cittadini, dunque, è stato nascosto tutto questo e non si sa quanta diossina sia stata assorbita dalla catena alimentare». Anita appartiene al gruppo di residenti di Carpiano che un anno fa sono venuti a conoscenza dei due studi di Ispra mai comunicati dalle istituzioni ai cittadini. “La presenza di inquinanti – si legge sul report del 2011 – rende la maggior parte del suolo pericoloso per la salute”. La causa segnalata da Ispra, sia nel 2007 che nel 2011, sono “spargimenti pirata” di rifiuti tossici. Concreta, quindi, la minaccia per i cittadini, tanto che secondo Ispra su quei 12 ettari la coltivazione è da considerarsi “pericolosa”.
Adesso che sono a conoscenza dei rischi, i cittadini hanno organizzato una raccolta firme e chiedono il blocco di coltivazioni e la bonifica dei 12 ettari inquinati. Ma ancora non succede nulla. «La competenza non è del Comune ma della Regione» ribatte Paolo Branca, sindaco di Carpiano, per giustificare l’assenza di ordinanze d’urgenza per vietare la coltivazione. «Anche il Comune di Landriano vorrebbe spingere la Regione verso una bonifica – commenta Anita Sofia – Ma in attesa del responso del Pirellone, sotto pressione del comitato, il sindaco ha predisposto analisi che hanno mostrato come i livelli di diossina siano rientrati, mentre restano alti quelli dei metalli pesanti». Il pericolo, quindi, non è passato. «Anche se i valori ora fossero nella norma, non si deve sottovalutare il rischio dell’accumulo – precisa Emanuela Gorla, cittadina di Carpiano, che di mestiere fa l’assistente alla ricerca di un odontoiatra specialista in tossicologia per quanto concerne metalli pesanti – Bere per un lungo periodo latte che ha contenuto diossina, per esempio, può portare a un accumulo nel nostro corpo di questa sostanza altamente tossica». Per questo i residenti chiedono monitoraggi periodici su latte e carne, nonché sui terreni e sulle falde acquifere.
Intanto dal Pirellone tutto tace. «La Regione sta aspettando che Arpa faccia nuovi monitoraggi sul suolo – spiega Iolanda Nanni, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle – Poi, in base ai risultati, si deciderà per la bonifica. Ma la realtà dei fatti è che da mesi resta tutto immobile». E a Carpiano la gente muore. Anita Sofia non è sola a fare la sua battaglia, ma al suo fianco non c’è più l’alleato di sempre, il più importate: suo marito Rocco Mele, fondatore del movimento. Il 27 gennaio Rocco è stato ucciso da un tumore, il colangiocarcinoma. Un male che ha fra i suoi fattori scatenanti proprio la diossina. «Siamo andati in campagna per vivere meglio e invece ci siano ritrovati in una terra profondamente inquinata», chiosa amaramente Anita.