I pinguini ancora in marcia

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 A dieci anni di distanza, i pinguini imperatore tornano ad essere i protagonisti del nuovo film di Luc Jacquet, che grazie a loro nel 2006 vinse l’Oscar per il “miglior documentario”. Se la prima opera raccontava le incredibili avversità affrontate da una coppia di pinguini per far nascere il proprio cucciolo, La marcia dei pinguini – Il richiamo prende le mosse da dove il primo episodio terminava, ci svela cioè il “viaggio di formazione” del giovane pinguino. L’impacciato protagonista intraprende il suo primo cammino insieme ai propri simili per una destinazione sconosciuta, guidato solo dall’istinto e dall’innato coraggio che gli permetterà di affrontare le grandi sfide che lo aspettano a ogni passo.
Con il suo nuovo film Jacquet si conferma come il “regista dei ghiacci”. Un amore incondizionato che lo accompagna da oltre venticinque anni, quando come etologo partecipò a una spedizione in Antartico. E da cui non si è separato nemmeno in La glace et le ciel, il documentario del 2015 in cui ha raccontato la vita del ricercatore Claude Lorius.
Difficile dire se La marcia dei pinguini – Il richiamo riuscirà a bissare l’incredibile successo raccolto con il primo (è stato il documentario naturalistico che ha incassato di più nella storia del cinema) ma le premesse ci sono tutte. La troupe ha girato per oltre due mesi in condizioni estreme, catturando immagini mozzafiato grazie alle riprese ad altissima definizione in 4k e avvalendosi, per quelle subacquee, di prototipi studiati per l’occasione (come accadde per le riprese aeree del film Il popolo migratore).  

 

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