È inverno e in questa stagione ci piace mangiare qualcosa di caldo sfruttando quello che offre la stagione. Ed il cavolfiore è proprio il tipico ortaggio invernale di cui si mangia il fiore particolarmente carnoso e gustoso. Noto per le sue proprietà remineralizzanti, antinfiammatorie e antitumorali come tutte le crucifere (famiglia dei cavoli e broccoli vari). Tutte proprietà che, ahimè, si perdono quando facciamo bollire il cavolfiore in abbondate acqua salata e magari lo ripassiamo in padella con aglio e olio. L’ideale, dicono gli esperti, sarebbe mangiarlo crudo ma io sfido chiunque non sia uno chef esperto e fantasioso o un salutista, a mangiare a morsi un cavolfiore. La via di mezzo ci viene offerta dalla tradizione napoletana dove nella cucina povera la pasta è spesso abbinata a legumi e/o verdure. Sono popolarissime pasta e fagioli, pasta e piselli, pasta e lenticchie, pasta e zucca, pasta e cavolo.
Ci piace perché è veramente una preparazione “a rifiuti zero” dove nemmeno l’acqua di cottura si butta. Provate ad assaggiare una volta l’acqua di cottura del cavolfiore e vi sorprenderà per il sapore gustoso e il profumo avvolgente. La particolarità della “pasta e ….” alla napoletana è quella di cuocere tutto insieme partendo dal condimento (cavolo, altre verdure o legumi che siano) e aggiungendo la pasta alla fine. In questo modo si conservano sia tutti i sali minerali e le vitamine (almeno quelle non termolabili) delle verdure sia l’amido della pasta che rende il piatto molto più cremoso e saporito.
L’acqua del cavolfiore appena cucinato puo’ anche servire a “bagnare” una bruschetta di pane toscano tostato, con aglio e olio. L’uso di pasta integrale, sia di grano che di farro, è una variante salutare e bella da vedere perché aggiunge colore al bianco del cavolfiore. A Napoli si usa “la pasta mista” che si trova in commercio, ma dato che integrale non c’è possiamo farla noi utilizzando vari formati.