martedì 16 Aprile 2024

Ogm senza etichetta

new breeding techniques

Qualcuno li ha chiamati “nuovi ogm”. L’industria è convinta di poterli vendere in Europa come qualsiasi prodotto alimentare tradizionale, cioè senza etichettatura. Merito delle “new breeding techniques” (Nbt), le nuove tecniche di ingegnerizzazione dei vegetali inventate con lo scopo manifesto di creare piante capaci di eludere la direttiva 2001/18/CE. Esse sono in grado di garantire la modifica del genoma senza introdurre alcun frammento di Dna estraneo. Nessun nuovo materiale genetico finisce negli organismi riceventi, cosa che prima era inevitabile dato l’utilizzo di un vettore batterico per il trasporto degli enzimi deputati a effettuare la modifica del Dna. In pratica, la scienza crede di aver trovato il modo di legalizzare i prodotti transgenici. E l’industria si trova ora in posizione di vantaggio, desiderosa di scardinare le barriere europee che fino ad oggi l’hanno tenuta lontana dai consumatori europei.

La Commissione ha perso otto anni intorno a una revisione della direttiva. Nel 2007 ha messo in piedi un gruppo di lavoro per valutare se tecniche di manipolazione come la cisgenesi, la nucleasi a dito di zinco o il più recente Crispr (clustered regularly interspaced short palindromic repeats) diano origine a prodotti che rientrano nel campo di applicazione della legislazione sugli ogm. Ma dopo numerose pressioni delle lobby statunitensi, Bruxelles ha deciso di insabbiare l’opinione legale, suscitando una levata di scudi da parte della società civile. La ragione si ritrova nei testi consolidati del Ttip diffusi da Greenpeace: gli Stati Uniti chiedono che l’Unione Europea “metta sul mercato e utilizzi nell’intero territorio” i prodotti delle new breeding techniques senza ulteriori autorizzazioni. L’Ue non si oppone, anzi: Ladislav Mirko, capo della Direzione generale salute e consumatori della Commissione, ha chiesto all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare di indagare su una “possibile deroga rispetto agli attuali requisiti” necessari all’approvazione di alimenti contenenti ogm.

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