“Oceani di plastica” è la storia di copertina di aprile di Nuova Ecologia. Una lettura che solleva più di qualche preoccupazione: nel 2050 nelle acque del pianeta ci sarà più plastica che pesce. È il risultato, inevitabile, delle oltre 8 milioni di tonnellate di plastica che si riversano ogni anno negli oceani. È come se, ogni minuto, un intero camion di immondizia si rovesciasse in mare. A questo ritmo nel 2025 la quantità di plastica negli oceani sarà triplicata rispetto a oggi. Un male a cui non scampa il Mare nostrum: nel Mediterraneo ci sono in media 1,25 milioni di frammenti galleggianti di microplastiche per km2. Persino il plancton è avvelenato dalle microplastiche minacciano anche le balene nei loro Santuari, come racconta Maria Cristina Fossi, docente di Ecologia ed Ecotossicologia all’Università di Siena e coordinatrice del gruppo di ricerca Plastic busters. Al cosiddetto marine litter è dedicato l’impegno di Legambiente con le sue campagne di citizien science, riconosciute anche dalle Nazioni unite, che organizzerano a New York, dal 5 al 9 giugno, una conferenza internazionale in occasione della Giornata mondiale degli Oceani.
Non è l’unica minaccia al patromonio di biodiversità degli Oceani. Come racconta in esclusiva l’inchiesta di Nuova ecologia è in atto una vera e propria corsa ai minerali rari, come il coltan, presenti nei fondali oceanici. Le “miniere a mare aperto” sembrano essere la nuova frontiera di uno sfruttamento incontrollato delle risorse naturali.
Dopo quasi ventitré anni dalla prima denuncia di Legambiente, i documenti desecretati dei servizi segreti confermano i traffici internazionali di rifiuti, le navi autoaffondate nel Mediterraneo e gli scenari inquietanti su cui indagava Ilaria Alpi insieme al suo collega Miran Hrovatin in Somalia, dove vennero uccisi il 20 marzo 1994. L’inchiesta, “Veleni di Stato”, è arricchita dall’intervista con Alessandro Bratti, il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Dal marmo di Michelangelo al carbonato per i dentifrici, dalle 100.000 tonnellate di marmo estratti nel 1920 ai più di 5 milioni dello scorso anno. Così lo sfruttamento delle cave, fra violazioni, deroghe e divieti inesistenti, sta distruggendo lo straordinario patrimonio delle Alpi Apuane. In attesa che il Parco regionale riesca a svolgere la funzione per cui è stato istituito: conservare e valorizzare il più vasto complesso carsico d’Europa.
Il mensile di Legambiente torna poi nelle aree del Centro Italia colpite dal sisma: il servizio “Un’altra primavera” propone eventi e itinerari di turismo ecosostenibile per rilanciare un settore in crisi. Le presenze turistiche sono infatti diminuite fra il 40 e il 60%. Una speranza di ripresa per l’economia viene dalle campagne di solidarietà, come la nostra raccolta fondi “La rinascita ha il cuore giovane”.
Infine, le proposte dell’associazione per la prossima estate: i campi di volontariato per circa duemila volontari, adulti e under 18, impegnati in Italia e all’estero in decine di attività.