Quasi un milione di tonnellate l’anno, pari al 2,5% dei rifiuti solidi urbani. A tanto ammonta la quantità di rifiuti derivanti da prodotti assorbenti per la persona, i cosiddetti Pap, in Italia: pannolini per bambini, prodotti per l’incontinenza, assorbenti e tamponi femminili. In larghissima parte, per il 65%, finiscono in discarica e per il resto negli inceneritori. Le conseguenze sono evidenti: spreco di cellulosa e delle materie plastiche di cui si compongono questi prodotti, elevate emissioni di CO2 durante l’incenerimento o la degradazione in discarica. E ancora, un elevato consumo di suolo e ingombro durante lo smaltimento.
La situazione in questo settore adesso potrebbe però cambiare. Contarina, azienda trevigiana all’avanguardia nel riciclo e nella differenziazione dei rifiuti, ha inaugurato insieme a Fater, società leader nella produzione di assorbenti, il primo impianto al mondo per il riciclo dei Pap. L’obiettivo è ricavare plastica e cellulosa, di elevata qualità, da riutilizzare in nuovi processi produttivi. «Compiamo un salto di qualità aggredendo, tramite tecnologie innovative, quella parte di raccolta indifferenziata che fino a poco tempo fa sembrava inutilizzabile – spiega il presidente di Contarina, Franco Zanata – Potremo ricavare materie prime da immettere nel ciclo produttivo e sviluppare un processo virtuoso sotto il profilo ambientale ed economico». Un esempio fra i più avanzati, insomma, di circular economy che permette di ridurre l’approvvigionamento anche dall’estero, oggi pesante voce di spesa per il nostro paese.
Ma come si realizza l’intero processo di recupero nell’impianto inaugurato in primavera a Lovadina di Spresiano? I pannolini, per diventare di nuovo materia utilizzabile, passano innanzitutto attraverso un’autoclave che li sterilizza e li asciuga, poi dentro una laceratrice che li tritura. Nelle stazioni di raffinazione viene separata la cellulosa dalle plastiche, e le sostanze finali sono pronte per un nuovo processo produttivo. I numeri dell’attuale fase di sperimentazione, realizzata in collaborazione con il Comune di Ponte nelle Alpi (Bl) e l’istituto di ricerca Ambiente Italia nell’ambito del progetto europeo Recall, mostrano grandi potenzialità: da una tonnellata di rifiuto si possono ottenere 350 kg di cellulosa e 150 di polietilene e polipropilene. A regime il sistema potrebbe trattare fino a 8.000 tonnellate di rifiuti l’anno, servendo circa 800mila persone.
Un percorso d’innovazione che, del resto, per Contarina non può essere disgiunto dal coinvolgimento della comunità locale. Nasce nel 1989 come società operativa del Consorzio Priula e successivamente anche del Consorzio Tv Tre. Basti dire che ormai la differenziata, nei 50 comuni della provincia di Treviso attualmente serviti per un totale di 554mila abitanti, si attesta all’85% grazie al porta a porta spinto e alla presenza di 59 ecocentri per conferire anche gli ingombranti, i Raee e gli inerti. La tariffa inoltre per gli utenti, sia domestici che aziendali, grazie a un sistema di rilevamento è proporzionale alla produzione di rifiuto, valorizzando così gli utenti che separano meglio. Il ciclo si chiude attraverso un ulteriore impianto inaugurato a febbraio, sempre da Contarina, che permette di valorizzare vetro, plastica, lattine, carta, cartone e ingombranti da reimmettere nel circuito produttivo migliorando così, attraverso gli introiti, il servizio.
E adesso l’avventura prosegue grazie alla costituzione del nuovo Consiglio di Bacino Priula, nato lo scorso luglio dall’accorpamento dei Consorzi Priula e Tv Tre: un vero e proprio “distretto di ecosostenibilità” che raggruppa oltre mezzo milione di abitanti. La sfida è ambiziosa: ridurre entro il 2022 dell’80% rispetto alla quantità attuale il rifiuto totale prodotto, abbattere a 10 kg per abitante/anno il rifiuto secco non riciclabile e portare la differenziata al 96,7%. «Noi aggiungiamo la tecnologia – conclude il presidente Zanata – Ma le macchine non sostituiscono la responsabilità che chiediamo ai nostri cittadini, valorizzando e premiando i comportamenti virtuosi da parte delle nostre comunità».