giovedì 18 Aprile 2024

Le ragioni del sì

Il quesito su cui saremo chiamati a votare il 17 aprile riguarda la durata delle concessioni già attive nelle acque all’interno delle 12 miglia. Le società petrolifere, infatti, non possono più richiedere per il futuro nuove concessioni. Ma quelle già in corso non hanno nessuna scadenza e in questa maniera una compagnia, se il mercato non è conveniente, può decidere di rallentare o addirittura interrompere l’estrazione per riprenderla in un momento più favorevole. Si tratta, insomma, di licenze sine die. Il referendum sarà abrogativo, dovremo dunque votare “sì” per cancellare l’emendamento in legge di stabilità che stabilisce quanto sopra. In questo modo, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni, mettendo dunque in sicurezza i nostri mari.

Il testo

Inizialmente i quesiti presentati da dieci Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise e Abruzzo, ma quest’ultimo poi si è ritirato) erano sei. Cinque riguardavano l’articolo 38 dello “Sblocca Italia” (quello che dichiarava le trivellazioni attività strategiche e toglieva alle Regioni le procedure di Via per le attività a terra) e uno (quello su cui andremo a votare) sulla durata delle concessioni entro le 12 miglia. Con la legge di stabilità il governo ha fatto marcia indietro sull’articolo 38 dello “Sblocca Italia”, quindi la corte di Cassazione prima e la Consulta poi hanno ammesso un solo quesito: il referendum ha già ottenuto perciò un importante risultato sul piano politico. Ecco il testo: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?’”.

Prima vittoria

Ad oggi rimane in sospeso il giudizio su due quesiti fra quelli non ammessi, per i quali le Regioni hanno sollevato il conflitto di attribuzione (perché il governo invece di modificare la norma secondo la richiesta dei quesiti ha stralciato la parte su cui tali quesiti intervenivano). Siamo in attesa del giudizio di ammissibilità di tale ricorso (dovrebbe arrivare intorno al 10 marzo) e dell’eventuale riammissione dei quesiti (intorno al 10 aprile). Anche per questo sarebbe stato utile attendere prima di fissare la data del voto: potremmo essere paradossalmente chiamati più volte durante l’anno a votare sullo stesso tema. Intanto giunge la notizia che Petroceltic e Shell si sono rispettivamente ritirate dallo sfruttamento delle proprie concessioni al largo delle Tremiti e nel golfo di Taranto poiché giudicate non più convenienti. Anche loro, insomma, hanno votato sì.

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