venerdì 29 Marzo 2024

ll greggio assedia il Pd

La protesta contro l'astensione del Pd sul referendum antitrivelle
La protesta contro l’astensione del Pd sul referendum antitrivelle

«Le trivelle? Voterò sì, turandomi il naso». È arrivato anche il sostegno di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, al referendum del 17 aprile sulla durata dei permessi per estrarre idrocarburi dai fondali marini entro le 12 miglia. «Bisogna tutelare sia gli interessi nazionali, che i posti di lavoro. Ma questo non si può fare assegnando concessioni sine die» sono state le sue parole al “Corriere della Sera”. E poi: «Renzi ideologizza molto. Il governo farebbe bene ad approntare un piano energetico nazionale, di cui ancora non si è vista traccia» ha detto il governatore in un altro passaggio dell’intervista.

Il petrolio del resto ieri è affiorato a più riprese nella giornata del Pd. Prima l’uscita di Rossi, che ha segnato un altro punto a favore di quanti all’interno del partito non accettano l’invito all’astensione diramato nei giorni scorsi dal segretario. Poi gli sviluppi del caso Tempa Rossa con l’audizione all’interno di Palazzo Chigi della ministra Maria Elena Boschi come persona informata dei fatti con i magistrati della Procura di Potenza, giunti apposta a Roma. E infine la riunione della Direzione, nel pomeriggio al Nazareno, dove pure l’argomento ha tenuto banco. Prima a proposito dell’inchiesta che ha portato alle dimissioni della ministra Guidi, con un attacco di Renzi ai Pm: «Il governo ha sbloccato un’opera bloccata dal 1989. Lo scandalo non è che sia stato approvato l’emendamento ma che per 27 anni si sono perse opportunità – ha detto – Se avete qualcosa da chiedere chiedetemelo. Che si vada a sentenza. In Basilicata le inchieste sul petrolio si fanno ogni quattro anni, come le Olimpiadi. Non si è mai arrivati a sentenza». Poi sul referendum: «Siamo al 20% di rinnovabili e spero che saliremo ancora ma il resto dove lo prendiamo? Questa è la domanda ed è il punto del referendum, per questo dico che non bisogna sprecare ciò che abbiamo, se scade una concessione si chiude o si continua ad estrarre? Ci sia l’onestà intellettuale di riconoscere che la posizione dell’astensione a un referendum che ha il quorum, è una posizione sacrosanta e legittima. Non riconoscerlo è sbagliato e profondamente ingiusto – ha esplicitato durante il suo intervento ricordando l’astensione proposta dai Ds nel 2003 sull’articolo 18 – Non votare un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti: richiederebbe maggiore onestà intellettuale dire che è una posizione costituzionalmente corretta».

 

Lo scontro con Emiliano, il governatore della Puglia che durante le scorse settimane aveva dato del “venditore di pentole” e “schiavo delle lobby” al segretario, era scontato: da una parte il segretario ha cercato di recuperarlo alla causa («Michele, tu fai parte di questa comunità, ti vogliamo bene anche se cerchi di richiamare l’attenzione con frasi così volgari, sei migliore di come stai apparendo» gli ha detto). E dall’altra Emiliano messo il dito nella piaga: «L’estate scorsa abbiamo chiesto un incontro il ministro dello Sviluppo economico ma ci è stato negato, per questo abbiamo accettato la proposta dei consigli regionali di promuovere il referendum a malincuore perché era la prima volta che nove regioni promuovevano un referendum contro una legge dello Stato. C’era qualcosa al Mise che impediva quella discussione? Io l’ho sospettato». E ancora: «Hai detto imprudentemente che la magistratura di Potenza non arriva mai a sentenza, ne è arrivata una cinque ore fa sul centro oli di Viggiano. Praticamente sulla stessa cosa, con gli stessi dirigenti, ovviamente sono cambiate le persone, che sono stati condannati a sette anni. Mica una settimana». Il riferimento è alla condanna che i giudici di Potenza hanno emesso proprio ieri mattina, con pene fra due e sette anni di reclusione gli ex-vertici della Total più alcuni imprenditori e amministratori, per irregolarità nella costruzione dell’impianto di Tempa rossa sulla base a un’inchiesta avviata nel 2008. Ultimo argomento di Emiliano, il lavoro: «È falso che la vittoria del referendum farebbe licenziare persone: si tornerebbe alla legge in vigore fino a poco tempo fa. Sarà difficile che si raggiunga il quorum, ma io andrò, voterò sì e mi auguro che vinca».

 

Alla fine la Direzione ha confermato la linea di Renzi con l’invito ad astenersi il prossimo 17 aprile anche se «per chi andrà a votare non ci saranno scomuniche» promette il segretario. I voti contrari sono stati soltanto 13, con la minoranza (in particolare Cuperlo e Speranza) allineata alla posizione di Emiliano, in realtà politicamente renziano. Ma è chiaro che la spaccatura nel corpo del partito, soprattutto a livello locale, è più ampia. E nel frattempo il Movimento Cinque Stelle prepara una mozione di sfiducia al governo.

 

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