giovedì 28 Marzo 2024

Il testamento di Romana

romana

di ROSY BATTAGLIA

«Conto gli anni e mi meraviglio, ma a casa mia abbiamo sempre festeggiato i compleanni, papà ci teneva moltissimo». Avvolta dalla sciarpa turchese che le amiche di sempre e di tante battaglie le hanno regalato, turchese come gli occhi limpidi di chi sa di aver fatto, in cuor suo, tutto quello che era in suo potere, Romana Blasotti Pavesi, la donna paladina della lotta contro Eternit, ci accoglie nella sua casa di Casale con un sorriso.  

È il 3 marzo, il giorno del suo 86esimo compleanno. Solo pochi giorni prima nell’assemblea pubblica dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato ha annunciato le sue dimissioni da presidente, dopo 22 anni di lotta in prima linea.  Una battaglia popolare contro Eternit e il riconoscimento dei diritti di chi ha subito il danno e il lutto provocato dall’amianto che lei ha seguito con tante altre donne e centinaia di cittadini di Casale fino alle udienze dello storico processo intentato dalla procura della Repubblica di Torino, guidata dal Pm Raffaele Guariniello.  Dopo la vittoria, il 19 novembre scorso la sentenza choc della Corte di Cassazione che ha invece prescritto dal reato di disastro ambientale Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero proprietario di Eternit, e annullato il risarcimento ai familiari delle 2.191 vittime delle fabbriche di cemento amianto presenti, oltre che a Casale Monferrato, a Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera.  Romana mentre parla mette alcuni fiori che le hanno regalato davanti alle foto dei suoi cari: il marito Mario, la figlia Maria Rosa, la sorella Libera e il nipote Giorgio, anch’essi decimati dal terribile mesotelioma, il tumore maligno provocato dall’inalazione delle fibre di amianto.  

«La sentenza è stata per me e per tutti un vero trauma, anche per questo ho lasciato spontaneamente la presidenza di Afeva. Dopo una lunga riflessione – confessa Romana – ho capito che, anche se rifarei tutto da capo, le mie energie non me lo permetterebbero. Ci vuole tanta forza, ora tocca ai giovani».  L’eredità di questa donna minuta, ma decisa e volitiva, diventa così un passaggio di testimone alle nuove generazioni di cittadini casalesi cresciuti nell’attenzione per l’ambiente e la salute anche grazie all’intenso lavoro di Afeva, dalla scuola dell’infanzia al liceo.  «Questa lezione ci è servita – dice – per capire che dobbiamo urlare un po’ di più e non smettere mai di reclamare giustizia, andiamo avanti».   

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