Calabria, depurazione ancora ferma al palo

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Nove dei ventiquattro punti monitorati lungo le coste calabresi presentano cariche batteriche elevate, in prossimità di foci di fiumi e torrenti dove molto spesso gli ignari bagnanti continuano a fare il bagno. Con situazioni critiche ormai non più sostenibili che si ripetono anche da sette anni. È il caso ad esempio della spiaggia libera a destra del castello nel comune di Isola di Capo Rizzuto, dove anche al passaggio dei nostri tecnici si è registrata la presenza di numerosi bagnanti. Una situazione alla quale va posto rimedio al più presto per tutelare la stessa salute dei cittadini, prima ancora che l’ecosistema marino. Ricevono un giudizio di fortemente inquinato per l’ottavo anno consecutivo anche la foce del torrente Caserta, la foce del fiume Mesima e la foce del torrente Ruffa. E quest’anno più che gli interventi sui sistemi depurativi, ancora fermi al palo, i calabresi paradossalmente sono costretti a ringraziare il lungo periodo di siccità che ha ridotto l’apporto idrico, e di conseguenza l’immissione a mare, di molti degli storici punti critici presenti lungo le coste.

 È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste calabresi dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU – Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau) presentato questa mattina in conferenza stampa a Catanzaro da Mariateresa Imparato, Portavoce di Goletta Verde; Andrea Dominijanni, Vicepresidente Legambiente Calabria; Luigi Sabatini, Direttore Legambiente Calabria; Aldo Perrotta, presidente Comitato scientifico Legambiente Calabria; Daniela Amatruda, Segreteria Legambiente Calabria e alla presenza di Francesco Esposito, Segretario Regionale Sindacato Medici Italiani.

 “Il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – dichiara Mariateresa Imparato, Portavoce di Goletta Verde -. Una fotografia che anche quest’anno presenta diverse criticità anche qui in Calabria. Parliamo non a caso di malati cronici, situazioni che segnaliamo addirittura da otto anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Un problema, quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. Ritardi – conclude Imparato – che si ripercuoto anche sulle tasche dei cittadini, visto che le inadempienze dell’Italia nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato a procedure di infrazione, in alcuni casi seguite da condanne che si tramutano in multe salatissime.

 “I nostri monitoraggi sono stati sicuramente condizionati dalle condizioni metereologiche, visto che molti dei punti critici, foci di fiumare e torrenti, erano a secco a causa della siccità. Il carico inquinante che di solito arriva da queste acque quindi non veniva riversato a mare come normalmente avviene – spiega Luigi Sabatini, direttore di Legambiente Calabria -. Le segnalazioni che continuano ad arrivarci dai cittadini dimostrano però che la situazione in tante aree della nostra regione è diventata insostenibile e rischia di compromettere anche l’economia turistica. I soldi per risolvere queste criticità erano già pronti, ma come spesso accade a mancare all’appello sono stati progetti concreti e immediatamente realizzabili a cui destinare i fondi. La depurazione è quindi ferma al palo e nel 60% dei casi, come confermato dallo stesso dirigente regionale, non funziona correttamente. È necessario portare a termine la vera grande opera pubblica di cui necessita la Calabria: uscire dall’emergenza depurativa che rischia di compromettere irrimediabilmente una delle maggiori risorse di questo territorio”.

 Non si può certo dire che i bagnanti vengano poi informati a dovere. Anzi, tutt’altro. La cartellonistica in spiaggia è inesistente qui in Calabria, anche se obbligatoria da tre anni per i comuni costieri: in nessuno dei 24 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato i cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Anche quelli di divieto di balneazione sono merce rara: solo in un caso rispetto ai nove dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti, o è stato disposto il divieto temporaneo alla balneazione, sono presenti cartelli per informare i bagnanti. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In molti punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, viene spesso registrata la presenza di bagnanti nel punto preso in esame o nelle immediate prossimità dello stesso.

La Puglia sarà la nona regione toccata dal tour 2017 di Goletta Verde. Un tour, composto da 21 tappe con arrivo finale il 12 agosto a Lignano Sabbiadoro (Ud), realizzato grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau!. E i dati del dossier Mare Monstrum di Legambiente raccontano di una Puglia dove sono quasi duemila i reati a danno del mare, intercettati dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. Numeri che piazzano la regione al terzo posto nella classifica del mare illegale (illegalità nel ciclo del cemento, inquinamento da depuratori, scarichi fognari, idrocarburi, pesca di frodo, codice della navigazione). Nel 2016, a fronte di 1.830 infrazioni accertate (l’11,7% a livello nazionale), sono state 2.161 le persone denunciate e arrestate e 673 i sequestri effettuati.

 Tra le tipologie di reato spiccano quelli legati all’insufficiente depurazione e agli scarichi inquinanti che vede la Puglia al secondo posto in Italia dopo la Campania: 644 le infrazioni accertate, in aumento rispetto allo scorso anno, con 802 denunce e 294 sequestri effettuati. A seguire i reati legati al ciclo del cemento lungo la costa: sono state 445 le infrazioni accertate (anche in questo caso la Puglia è al secondo posto in Italia), l’11,8% del totale nazionale, con 597 persone denunciate e 216 sequestri effettuati. C’è poi la pesca di frodo, un’antica minaccia per il mare, molto diffusa e molto difficile da sradicare. Un’economia clandestina, fatta di pesca praticata con metodi e mezzi non autorizzati che producono danni spesso irreversibili alla biodiversità, piuttosto che di pesce venduto sottobanco e senza garanzie per la salute dei cittadini. In Puglia sono state contestate nel 2016 ben 605 infrazioni che hanno portato alla denuncia di 620 persone. Su questo fronte sono stati 81.631 kg i prodotti ittici finiti sotto sequestro, tra prodotti catturati senza licenza, sottomisura o in periodi di fermo pesca, prodotti spacciati per freschi quando freschi non sono, o conservati in condizioni igieniche pessime.

Come sempre Legambiente con il servizio Sos Goletta assegna un compito importante a cittadini e turisti, a cui chiede di segnalare situazioni anomale foriere di inquinamento delle acque: tubi che scaricano direttamente in mare ma anche chiazze sospette. Il team di tecnici che accompagna la Goletta approfondirà le denunce e le segnalazioni arrivate, per poi farle arrivare alle autorità competenti. Per segnalare il “mare sporco” ci si può collegare a www.legambiente.it/golettaverde o scrivere a sosgoletta@legambiente.it inviando una breve descrizione della situazione, l’indirizzo e le indicazioni utili per identificare il punto, le foto dello scarico o dell’area inquinata e un recapito telefonico.

 

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