Piana di Dallol.
Foto di Gianni Tassi
Un paesaggio lunare, vulcanico, arido, 100 metri sotto il livello del mare dove le temperature raggiungono e spesso superano i 50 °C. La Dancalia, regione del Corno d’Africa compresa fra Eritrea ed Etiopia è la terra di Lucy, l’ominide rinvenuto qui nel 1964, ed è il luogo dal quale proviene tutto il sale consumato in Etiopia. La leggenda narra che le distese candide e luminose di questa terra un tempo fossero d’oro, trasformato in sale da un dio intransigente per punire uomini pigri, avari e ingrati. Testimonianze storiche rimandano invece al regno di Aksum, IV secolo a.C., dal quale il minerale era trasportato per centinaia di chilometri, tagliato in mattonelle rettangolari dette amole, e barattate altrove con l’oro.
La Dancalia è anche la terra del popolo Afar, un gruppo etnico nomade con una lingua propria, che da millenni si sposta liberamente con il bestiame tra i confini di Etiopia, Eritrea, Somalia e Gibuti perpetrando il commercio di sale ancora oggi.Circa un migliaio di minatori estraggono a mano più di un milione di tonnellate di minerale all’anno per trasportarlo a dorso di asino o dromedario in tre, quattro giorni, fino a Berhale, a 60 km da Macallé, da dove raggiunge poi, su mezzi pesanti, i mercati di tutto il paese. Il lavoro impiega circa 20mila animali che transitano attorno al lago Afdera. Da quando il viaggio indipendente è stato vietato dal governo a seguito di un incidente avvenuto nel 2012, assistere allo spettacolo senza tempo delle carovane del sale non è possibile senza una scorta di viveri, acqua e un tour operator locale. Macallé è raggiungibile in autobus da Addis Abeba, la capitale del paese, in circa un giorno e mezzo, o in aereo varie volte al giorno con L’Ethiopian Airlines.