Make food, not waste

 

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Fa un certo effetto, ai tempi di Master chef e Hell’s kitchen, vedere uno spilungone entrare nei cassonetti della spazzatura di tutta Europa per recuperare cibo da cucinare al grido di “Make food, not waste”. Non è un nuovo format televisivo ma l’idea di David Gross, chef attivista austriaco, per portare avanti la sua battaglia contro lo spreco alimentare: cucinare tutto quello che gli altri buttano. E non è poco. Secondo i dati della Fao, infatti, quasi un terzo del cibo prodotto viene inutilizzato, sprecato e quindi gettato (1,3 miliardi di tonnellate di alimenti ogni anno), una quantità tale da contribuire a risolvere, se ridistribuita, il problema della fame del mondo.

È di questo che parla il documentario Wastecooking (mostrato in anteprima italiana al festival “Le voci dell’inchiesta” di Pordenone), diretto e ideato dallo stesso David Gross. Per riciclare gli scarti del cibo il cuoco regista se ne va in giro con la sua “wastemobile”, un furgoncino alimentato a olio vegetale (spesso recuperato dalle lavorazioni di cucina) sul quale è caricata la sua cucina mobile.
L’obiettivo dello chef è quello di sensibilizzare persone e istituzioni al problema degli sprechi, coinvolgendo tutti nelle preparazione di veri e propri manicaretti, dai cuochi stellati alle semplici casalinghe, alle scolaresche. Grazie al “Wastecooking tour” si è così creata una comunità, non solo in Austria, che ha preso appunto il nome di “Wastecooking”.

 

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